Analizzate le evoluzioni nel rapporto fra linguaggio pubblicitario e cultura pop – fumetti, musica, pop & crypto art, vintage revival – LiquidSky propone una gallery di pubblicità immaginarie per gli anni ’20 in corso cortocircuitando icone del cinema, slogan che hanno fatto costume e… un po’ di humour.

Nei nostri articoli precedenti la pausa estiva abbiamo seguito un fil rouge di riflessione sulle intersezioni fra linguaggio pubblicitario e cultura pop: s’è parlato dell’impiego di classici della pop music come jingle e soggetto centrale di campagna, di nomi trendy del fumetto prestati all’advertising e di campagne promozionali di pubblicazioni a nuvolette basate su uno spiritoso riciclo creativo di pubblicità che hanno fatto epoca in passato, sulle strategie di lancio di nuovi videogiochi, del tonno che si presenta come opera d’arte pop, per finire con la rivoluzione molto pop della crypto-art e degli NFT.

Potevamo resistere alla tentazione di dire anche noi la nostra? No, sapendo resistere a tutto tranne che alle tentazioni, abbiamo ceduto dedicandoci a creare qualche ipotesi di campagna pubblicitaria in equilibrio sul filo dell’ironia e del citazionismo. Nei soggetti che vedete riprodotti nella galleria Advertising Soup qui sotto, vedete delle illustrazioni (tutti disegni di Roberta Guardascione, imminente illustratrice della prossima assemblea World SF) ispirate a grandi film storici, associate a delle tagline di finzione, per le quali Mario Gazzola (in veste di copy) ha scavato nei claim pubblicitari che hanno fatto la storia del costume, non di rado entrando di slancio fra le metafore del parlar corrente (ad es., “Fate l’amore con il sapore” dello yogurt Müller associato al piccante poster del Rocky Horror Picture Show, che vedete qui sopra oppure lo storico “si taglia con un grissino” del tonno Rio Mare accostato all’immortale Lo Squalo di Spielberg, sotto).

Forse l’esempio più lineare è quello del Totò di Miseria e Nobiltà, la cui storica gag “Signori si nasce” sarebbe una perfetta pubblicità di pasta, associata alla scena in cui il principe dei morti di fame si riempie le tasche di spaghetti.

Talvolta una frase storica immortalata dal cinema diventa claim pubblicitario una volta applicata a un disegno che riproduce invece una campagna iconica: come nel caso dell’immortale ordinazione del Vodka Martini di James Bond, affiancata a un’immagine che riproduce il celeberrimo spot della Martini con Charlize Theron (del 1995 ma calata in un’atmosfera irrimediabilmente Sixties), qui però tramutata in una Bond girl armata.

E che dire dell’immaginaria pubblicità della pasta che cortocircuita due film storici diversissimi fra loro, come il Sordi di Un Americano a Roma (quello di “spaghetti, tu m’hai provocato e io te distruggo”) con la parimenti immortale tag-line di Alien di Ridley Scott (“Nello spazio nessuno può sentirti urlare”), però preceduta dall’imperativo categorico della pasta Agnesi (“Silenzio, parla Agnesi”). Noi birichini – quasi  blasfemi – l’abbiamo però firmata con un logo di chiara derivazione… Barilla.

Un omaggio alla rivisitazione delle icone pop di Roy Lichtenstein con uno sguardo molto contemporaneo (e italiano aggiungerei, e lo intendo come un complimento), le ha commentate Leopoldo Santovincenzo, regista, autore del programma televisivo Wonderland nonché responsabile della programmazione cinema di Rai 4, promuovendo “a pieni voti il crossover degli spaghetti tra Totò e George Romero“.

In realtà, il primo soggetto è stato la rielaborazione della classica pubblicità della Coca Cola (“Enjoy Coke, it’s the real thing”) in chiave horror – si sa che siamo dei cultori del fantastico – con la Swamp Thing, il “Mostro della Laguna Nera” di Jack Arnold (1954, rifatto nell’82 da Wes Craven), riportato a gloria televisiva in anni recenti dalla rubrica I Nuovi Mostri di Striscia la Notizia.

Altro must, poteva mai l’autore del saggio FantaRock e dell’antologia Soniche Oblique Strategie citata nel titolo di quest’articolo resistere alla tentazione di dar vita a qualche ibrido rock-pubblicitario, visto appunto l’intenso uso di hit immortali in pubblicità? Ecco dunque sotto i vostri occhi gli spiritosi omaggi a una delle più note canzoni di David Bowie (ma di che Mars si parla?) e allo storico album dei Pink Floyd sul lato scuro della luna, ma con un riferimento “caseario” in cui i fan della band di Waters e Gilmour potrebbero vedere un implicito richiamo a… un’altra loro storica copertina, ricordate quale?


Bene, senza intellettualizzare oltre il nostro gioco, vi lasciamo divertire con i cortocircuiti del pop, sperando che vi regalino un po’ di buonumore in un mondo pubblicitario che spesso si prende fin troppo sul serio. E chissà se prima o poi qualcuno vorrà farle proprie, o almeno adottare il nostro humour per la campagna di un prodotto reale?

P.S.: il team di LiquidSky ringrazia IreG per la creatività del titolo “AdVintage”