L’arte del book trailer: Walter L’Assainato spiega come superare le difficoltà di visualizzazione delle illustrazioni per un libro nel formato orizzontale del video clip e del disegno statico in una forma che vive di movimento e tempi fulminei.

E’ online da pochi giorni sul nostro canale YouTube (ma lo ritrovate anche nell’anteprima della webzine Fantascienza.com) il book trailer di Situation Tragedy, ultima videoproduzione targata LiquidSky destinata a promuovere la pubblicazione (da parte di Edikit, lo stesso editore di Hyde in Time) del light novel scritto da Mario Gazzola e illustrato da Roberta Guardascione, presentato in anteprima nei giorni scorsi al Salone del Libro di Torino 2024 nella sua smagliante forma cartacea.

L’occasione è ghiotta per qualche riflessione metodologica: come si fa il video “pubblicitario” per un libro? Trattandosi di una novella riccamente illustrata pagina per pagina, sembrerebbe semplice, perché c’è abbondanza d’immagini d’appoggio da sfruttare, ma in realtà non è tutto così semplice. Lasciamo la parola a Walter L’Assainato, regista anche di questo clip per capirci meglio: “Creare un book trailer che presenti un libro è già una sfida. Se poi questo libro è un oggetto innovativo e un po’ sperimentale, che si situa a metà tra la novella illustrata e il fumetto, allora la sfida diventa titanica. Infatti, la sfida di presentare delle illustrazioni attraverso un video senza il supporto della carta stampata parte dal format: quello abituale è lo slideshow, in cui le illustrazioni sono mostrate come fotografie che “si sfogliano da sole” per presentarsi allo spettatore.

(qui sopra un mini gallery di poster promozionali del libro, realizzati da Roberta con alcune delle sue illustrazioni
di particolare efficacia visiva, impaginate sotto la testata del titolo dell’opera)

Il problema – continua Walter – è che un video ha dimensioni e formato caratteristici (i ben noti 16:9 degli schermi attuali) per una visione di immagini orizzontali, mentre un libro di solito (e anche nel caso in esame) ha un formato verticale. Quindi, la prima violenza che si fa all’illustrazione che passi a schermo è quella di “esserne contenuta”, re-incorniciando la visione e alterandone di fatto i confini, tagliando i bordi nel classico processo di cropping per dare massima visibilità all’immagine. Ci sono alternative? Certo si può sempre rimpicciolirla zoomandola all’indietro finchè i bordi non rientrano nel triste rettangolo cinematico, lasciando dei “bordi neri” o qualunque colore di fondo visibile si scelga. Sicuramente una scelta dal sapore documentaristico più rispettosa della forma, del corpo originale ma che danneggia l’estetica di qualunque video e la visibilità dell’immagine.

(qui sopra la copertina distesa del libro)

La seconda violenza risiede nell’adattamento dei colori, in cui tocca saltare dagli spazi cromatici per la carta (ad esempio modelli CMYK) a quelli per il video (il classico RGB), nei quali la resa cromatica è totalmente differente. La terza e ultima violenza arriva con la fruizione delle immagini: in uno slideshow le immagini arrivano con una velocità scelta dal regista per mantenere dinamica la visione per lo spettatore. Nonostante si possa decidere quanti secondi aspettare prima di passare alla successiva, il rallentamento rende il video sempre più noioso e se una durata media da 3 a 6 secondi circa per ogni immagine è un tempo ragionevole a video, diventa un ‘battito d’ali’ frenetico per chi, avendo il libro stampato in mano, può indugiare liberamente sui dettagli e scoprire l’immagine con sguardo soggettivo. Questa velocità poi deve fare i conti con le transizioni per passare da un’immagine all’altra: più essa è spettacolare più inghiotte e fagocita la bellezza di quella originale, promettendo qualcosa che salti maggiormente all’occhio in quella successiva. Insomma, è un inferno di violenza: fare un book trailer è a tutti gli effetti un “film horror” per chi ama la carta stampata, ancor prima d’aver assimilato le visioni da incubo distillate da Mario & Roberta!

(qui sopra una drammatica immagine della novelette trasportata sul formato orizzontale per ottimizzare la visualizzazione del formato di quest’articolo: nel libro la troverete impaginata in verticale come quelle riportate sopra)

Cosa fare dunque per valorizzare entrambi, visualizzando lo spirito della storia senza abusare del ‘corpo’ stampato? Per Situation Tragedy sono partito dall’idea di abolire lo spazio bidimensionale in cui vive l’illustrazione per riportarla in un contesto attinente alla trama. L’immagine è viva – spiega sempre il regista – e non deve rimanere pressata nel foglio, ma produrre un senso visivo del mondo narrato dall’autore. Le illustrazioni di Roberta non fanno che dare visibilità ai fantasmi e ai demoni dei personaggi della distopia di Mario (peraltro proprio focalizzata sul mezzo televisivo!). Quindi la prima sfida è eliminare il bidimensionale in favore del tridimensionale. Disegnare uno spazio 3D dove le illustrazioni possano trovare un posto per essere accolte come se saltassero fuori letteralmente dalla carta.

(questa sopra, con le due immagini che seguono, compongono una sequenza di sei pagine del libro come appaiono invece al lettore che lo sfoglierà nel formato cartaceo, ossia con l’impaginazione del testo narrativo sopra, sotto o accanto alle immagini; qui vediamo di sfondo il minaccioso complesso residenziale.)

Manipolate sì, ma per rappresentarne la vitalità: Situation Tragedy si snoda in un edificio monolitico incombente e labirintico, uscire dal quale è una sorta di sfida ‘metafisica’ quanto letale per il protagonista. Ecco che tecnicamente il book-trailer si presenta come una serie di muri ‘unfolded’ che scorrono sotto gli occhi dello spettatore come dei riflessi alterati di quello che avviene all’interno del condominio. Che significa percorrere il perimetro della follia suggerendo qualcosa che vive al suo interno. La visione è allucinazione, quindi i colori e la forma sono necessariamente alterati a supporto del messaggio, cosa che abbiamo fatto anche con la voce di Mario stesso, che riassume la trama con le parole della quarta di copertina trasportandoci nel delirio del personaggio guida.

(pagine 60 e 61, con gli inquietanti incontri di Walter fuori dal caseggiato: sarà stata una buona idea di ribellarsi
alla legge non scritta del reality show condominiale per guardare cosa c’è fuori?)

Tecnicamente parliamo di superfici che fanno da muri disposte a ventaglio, con un pavimento trasparente (con effetto BLUR) per drammatizzare il fatto che esiste il riflesso delle scritte e forse qualcosa sotto la ‘pelle dei muri’ che noi lettori/spettatori non vediamo bene. Il resto lo fa un movimento di camera che senza traumi fa veleggiare lo spettatore verso quei muri in un movimento più ‘Liquido’ (come il nostro brand, NdR)”.

(pagine 62 e 63, il protagonista Walter spaventato riguadagna faticosamente l’accesso all’incombente megastruttura, andando incontro ai rischi che attendono i trasgressori della “videortodossia”. Vi ricorda un mondo che conoscete?)

A completare la costruzione del trailer e la sua fruibilità su web e social – conclude Walter – ci pensa il testo e la musica che invita il futuro lettore a lasciarsi incuriosire dalle vicende di Situation Tragedy.”

(Collage delle copertine di diverse edizioni del romanzo Il Condominio di Ballard realizzato per una recensione online
del capolavoro di riferimento anche per Situation Tragedy)

Concludiamo le raffinate delucidazioni del nostro regista di fiducia riportando il link all’anteprima del libro su Fantasy Magazine (a cura di Emanuele Manco), in fondo alla quale potete trovare un estratto scaricabile gratuitamente, per farvi un’idea ancora più precisa di come appare il libro nel formato cartaceo in cui lo trovate in libreria (o su Amazon, IBS e sul sito dell’editore stesso), mentre decidete dove vi è più comodo acquistarlo, per godervi l’originale immersione dei due autori in una distopia multimediale che echeggia Il Condominio di J.G. Ballard (in film, High Rise, di Ben Wheatley, qui sotto il trailer italiano), Videodrome di David Cronenberg (trailer di seguito) e il Truman Show di Peter Weir.

Attenti però, come leggerete l’abitudine di vivere sempre chiusi in casa davanti a uno schermo non è… priva di rischi!

Ma, tanto, come scrive Andrea Carlo Cappi nella sua affilata prefazione, “Per fortuna, questa non è la nostra realtà. Non è la nostra realtà, vero?

Buona visione, buona lettura.